Bike da La Rosière
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Bike da La Rosière

Bike da La Rosière

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Le montagne che uniscono Francia e Italia regalano un itinerario tutto da pedalare, immersi in un paesaggio dove natura, storia e tradizioni si fondono al meglio.
Fra La Rosière e La Thuile, lungo montagne che in inverno accolgono gli sciatori, si trova un itinerario transfrontaliero che si sviluppa su belle poderali e sentieri, attraversa boschi e praterie alpine e regala preziosi punti panoramici.
Una pedalata energizzate nella natura che stimola anche la mente: tante tappe da concedersi per riempirsi gli occhi di cultura e bellezza. Un percorso che richiede un po’ di allenamento se affrontato con una bicicletta muscolare, ma che diventa adatto ai più con una e-bike.

Descrizione

Attenzione: nel 2024, a causa di lavori alla seggiovia Chardonnet, la salita in mountain bike da La Rosière al colle del Piccolo San Bernardo si svolgerà sulla D1090. All'Ospizio del Piccolo San Bernardo, svoltare a destra verso l'impianto di risalita Bellecombe 1, dove si ritrova il percorso originale. 

Il percorso normale è il seguente.

Lasciando l’auto nel centro del villaggio, imboccare la strada in salita verso Les Chavonnes Hautes e la zona dove si trova il golf. Seguendo lo sterrato in salita per circa 6,5 chilometri e 500 metri di dislivello, si attraversano zone di pascoli alpini e passando nella zona di Roc Noir, si giunge ai 2383 m del Col de la Traversette. Di qui occorre affrontare in discesa un tratto di percorso molto ripido e impegnativo, prima su poderale poi su sentiero, che costeggia la seggiovia Chardonnet. Una volta giunti nei pressi della stazione di partenza dello skilift Bellecombe 1, svoltare a destra e seguirne in salita il tracciato fino a superare i laghetti di Bellecombe dove si svolta a sinistra seguendo il percorso che sale alla stazione di arrivo dello skilift. Da qui svoltare a sinistra seguendo il tracciato a monte del Lago Longet fino ad intercettare la strada poderale che scende dal colle del Belvedere. Seguire la pista in discesa fino a raggiungere la strada poderale che sale dal Colle del Piccolo San Bernardo all’altezza del Lago Verney. Mantenersi a destra e seguire il percorso che in circa 9 km porta il ciclista a La Thuile. L’ultimo tratto del percorso segue i tracciati del bike park.

Il percorso completo richiede un minimo di esperienza nell’affrontare alcuni tratti di discesa ripida, e un buon allenamento se lo si affronta senza l’utilizzo degli impianti di risalita.

Partenza : La Rosière
Arrivo : La Thuile
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I quattro venti e statua di San Bernardo di Mentone

Poco oltre l’ospizio, affacciata sul versante francese del Colle del Piccolo San Bernardo si trova una piccola costruzione in pietra che assomiglia a una garitta con 4 nicchie, una per lato. Fu edificata dall’abate Chanoux, rettore dell’ospizio per 49 anni, dal 1860 fino alla sua morte, per meditare al riparo dal vento, indipendentemente dalla sua direzione. In seguito è stata utilizzata dai doganieri come posto di avvistamento dei contrabbandieri che salivano da valle.
Accanto si trova una imponente statua di San Bernardo da Mentone posta nel 1902 sempre dall’abate Chanoux su un piedistallo in tufo alto oltre 12 m. La figura di San Bernardo è fondamentale per la storia del Colle: fu lui nel 1034 a ricevere mandato di costruire l’ospizio. Il santo, raffigurato con il dito indice puntato verso l’Italia ad indicare la via da seguire per attraversare il passo incarnava, allora come oggi, l’essenza dell’accoglienza. Durante la seconda guerra mondiale il dito andò perso lasciando un pugno proteso in un gesto dall’aspetto più vendicativo.
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Ospizio del Piccolo San Bernardo

L’ospizio del Piccolo San Bernardo è ancora oggi simbolo di ospitalità per tutti coloro che percorrono questa via fra le montagne. La sua storia è legata alla figura di San Bernardo, arcidiacono di Aosta che intorno al 1050 fece edificare un ospizio e una chiesa servita da religiosi dipendenti dal monastero di San Pietro nel Vallese svizzero.
L’ospizio fu affidato nel 1113 all’ordine dei monaci di Saint-Gilles di Verrès. Un nuovo ospizio venne costruito per volere di San Pietro II, arcivescovo di Tarantasia, poco più a Sud, nella posizione attuale.
L’edifico conobbe alterni periodi di degrado e prosperità. Dal 1752 il suo nome viene abbinato all’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e sulla facciata compare l’emblema crociato dell’Ordine Mauriziano.
Nel 1860 arriva l’Abate Chanoux che contribuì a garantire, sia in estate che in inverno, l’ospitalità per 50 anni. Nel 1920 l’ospizio fece registrare un record di passaggi, oltre 21.000 di cui oltre 500 in inverno!
Durante la Il seconda guerra mondiale l’edificio fu devastato e giacque a lungo in rovina. Dall’estate 1995, grazie alla cooperazione tra i Rotary club italiani e francesi, un ospizio rinnovato ed attrezzato con ristorante, camere e punto informazioni turistiche è tornato ad essere l’anima del Colle del Piccolo San Bernardo.
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Le specie pioniere

In ambienti d’alta quota la presenza di alberi e cespugli si riduce notevolmente: le condizioni pedoclimatiche (legate a suolo e clima) sono proibitive e solo specie molto resistenti riescono a vegetare. Si parla di specie pioniere, ossia di essenze vegetali capaci di colonizzare suoli estremamente poveri. Già il nome fa capire come queste piante coraggiose non temano la scarsità d’acqua, la mancanza di humus e nutrienti, la vicinanza di rocce che ostacolano le radici.
La loro presenza è preziosissima: hanno la capacità di modificare il terreno su cui crescono rendendolo più adatto ad altre specie più esigenti che si insedieranno successivamente.
Fra gli alberi il Larice (Larix decidua Mill.) è sicuramente il più facile da avvistare alle alte quote, come esemplare isolato, contorto, o in piccoli gruppi chiamati micro-collettivi capaci di sostenersi a vicenda nella lotta alla sopravvivenza. La caducità delle sue foglie lo rende ancora più resistente alle basse temperature invernali.
Il Larice è stato osservato fino a 2570 m in Val d’Ayas (Valle d’Aosta) ma segnalazioni storiche effettuate dall’Abate J. Henry lo posizionano in Valpelline in uno sparuto gruppetto di esemplari nani intorno a 2800-2950 m.
Fra i cespugli il ginepro comune (Juniperus communis L.) è capace di spingersi anche oltre i 3500 m di quota anche se predilige stare nel piano subalpino fermandosi intorno ai 2800 m. Il suo portamento cespuglioso, spesso prostrato a terra, con le foglie molto appressate ai rami, lo aiuta a vegetare in ambienti molto selettivi dove poche altre piante riescono a sopravvivere.
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Il Vallone di Chavanne

Sulla sinistra orografica del torrente che scende dal Lac Verney chiamato Dora del Verney poco sopra il piccolo villaggio di Pont Serrand si sviluppa il Vallone di Chavanne che conduce fino all’omonimo colle (2603 m) da cui si può raggiungere la Val Veny e ammirare un panorama notevole sul Monte Bianco e oltre!
La dolce salita del vallone è accompagnata da pendii ampi dove in estate si incontrano mandrie di mucche in alpeggio.
In Valle d’Aosta si pratica ancora la transumanza estiva con la salita delle mucche al pascolo in quota tipicamente da San Giovanni (24 giugno) a San Michele (29 settembre). Le razze bovine tipiche della regione - pezzata rossa, pezzata nera e castana - sono rustiche, agili, di corporatura minuta, adatte alla vita in montagna. La mungitura viene effettuata nelle stalle in quota per lo più manualmente e il latte viene lavorato ogni giorno in piccole casere per ottenere prodotti caseari che regalano sensazioni organolettiche speciali date dalla qualità e varietà del foraggio di montagna.
Al colle si trovano i resti di antiche fortificazioni che testimoniano l’importanza strategica del vallone considerato via alternativa e di doppiaggio del cammino del Piccolo San Bernardo nonché punto di accesso alla Val Veny, importante via di collegamento fra la Tarantaise e Courmayeur tramite il col de la Seigne.
Documenti storici attestano la frequentazione militare già dalla metà del 1700 fino al XX secolo con la presenza di una struttura di ricovero in cemento prossima alla schiena del valico, ma poco più a monte a nord-est sul cosiddetto Mont Fortin, esistono i resti di un baraccone in muratura di forma rettangolare. Tutto attorno si scorgono i labili resti di trinceramento in pietre a secco e fossati in terra che formano una vera e propria fortificazione campale d’altura, zona insediativa per le truppe, eventualmente inviate a presidio delle fortificazioni, e sicuramente frequentata e riplasmata in epoche successive come stazione rurale e pastorale.
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I volti di La Thuile dal passato a oggi

Visto dall’alto il villaggio di La Thuile racconta molto di sé. Si trova alla confluenza fra due torrenti, uno dalle acque limpide, la Dora di Verney che arriva dal Colle del Piccolo San Bernardo e l’altro con acque di scioglimento glaciale, la Dora del Ruitor che scende dal omonimo ghiacciaio.
Le case come da tradizione sono raccolte in piccoli nuclei, circondate da prati ancora sfalciati o lasciati a pascolo. Questa disposizione racconta bene come un tempo la gente di montagna vivesse un forte senso di vicinanza, condivisione e aiuto reciproco necessario a compensare le difficoltà quotidiane.
La Thuile negli anni ha conosciuto assetti di sviluppo economico diversi che hanno impresso segni ancora visibili: da villaggio di montagna dedito ad allevamento e agricoltura è passato a villaggio minerario grazie alla presenza di importanti giacimenti di antracite, coltivati in modo modesto fin dalla seconda metà del settecento e per tutto l’800. E’ da inizio 900 che lo sviluppo minerario a La Thuile diventa industriale, con vari punti di sfruttamento con vari livelli di estrazione, teleferiche, sistemi di movimentazione interni ed esterni, edifici amministrativi, alloggi, infrastrutture tecniche. Nel secondo dopoguerra la coltivazione mineraria divenne via vie sempre più antieconomica e abbandonata del tutto nel 1965.
Il passaggio dall’oro nero (il carbone) all’oro bianco (turismo invernale) inizia già a partire dal 1948 con i primi passi verso l’affermazione come stazione invernale attrezzata, quando il lavoro di estrazione mineraria iniziò a calare e un azionariato popolare pensò allo sci come a un’alternativa per garantire un futuro alle nuove generazioni, costruendo la prima seggiovia. Da allora iniziò a prendere forma un nuovo volto per la località legato al turismo: piste da sci, impianti di risalita, alberghi e seconde case iniziarono a cambiare il volto del paese, portandolo a essere oggi una stazione di grande importanza con un comprensorio internazionale - l’Espace San Bernardo - che unisce La Thuile con la stazione francese di La Rosière.
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Profilo altimetrico


Accesso stradale e parcheggi

Il percorso si sviluppa tra La Rosière in Francia e La Thuile in Italia.

Arrivando dalla Francia: D1090 fino a La Rosière.

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